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Lo scoglio della formica: un paradiso naturale per sub

Lo scoglio della formica: un paradiso per sub

A circa un miglio dal porto di Porticello, si trova un rinomato paradiso per sub della provincia di Palermo: la suggestiva secca della formica, due scogli affioranti sulle antiche rotte, non conosciuti dalle carte nautiche, teatro di naufragi di grandi imbarcazioni in epoche fenicia e romana.

Lo scoglio della formica, che prende il nome dall’esigua parte semi affiorante del suo cappello roccioso, è una montagna che da 60 metri di profondità raggiunge la superficie e fuoriesce dall’acqua per circa mezzo metro, al centro del golfo di Porticello.

È uno dei punti d’immersione più visitati e più famosi della zona, grazie alla varietà dei suoi percorsi:

  • facili;
  • difficili;
  • poco profondi;
  • piuttosto impegnativi;
  • tecnici;
  • ricreativi.

Ciò è dovuto sicuramente alle gigantesche dimensioni della montagna. Nei suoi fondali, all’interno di una grotta marina a diciotto metri di profondità, è collocata una Statua della madonna del Lume, protettrice dei pescatori.

La Formica è inoltre speciale poiché, ivi talvolta compaiono specie ittiche che non hanno nulla a che vedere con la tipica fauna mediterranea ma che, provenendo da ambienti tropicali, si sono adattate a questo areale marino nel giro di poco tempo: per esempio, pesci pappagallo e dei piccoli pesci balestra.

È poi uno dei più famosi siti dove è possibile ammirare un’autentica rarità: il corallo nero dalle ramificazioni bianco rosate. Tra i ventagli delle gorgonie si possono poi scoprire piccoli organismi che stabilmente vivono tra queste ramificazioni: gamberetti, crinoidi, colorati nudibranchi, un paradiso per gli amanti della macrofotografia.

Numerosi incontri si possono fare con tonni, pesci luna, ricciole, dentici, saraghi imperiali, branchi di occhiate. In tempi neanche tanto lontani, l’ecosistema della Formica ha rischiato grosso. Difatti era praticamente una discarica, sott’acqua si trovava di tutto, come ancor oggi avviene per via delle correnti.

Fu proprio il riconoscimento dell’ancora romana con Sebastiano Tusa a sollevare l’urgenza della tutela di questa secca. Da oltre vent’anni infatti, sul raggio di duecento metri dalla cuspide dello scoglio non sono consentiti né l’ancoraggio né qualsivoglia attività di pesca. È consentito solo l’ormeggio mediante l’utilizzo delle due grosse cime appositamente assicurate alla base di altrettante rocce sommerse.

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